Siamo a Monaco, in Baviera, nella prima decade del 1500. Ludovico X e Guglielmo IV principi di Baviera hanno da poco unificato i principati di Alta e Bassa Baviera, dopo la morte del padre Alberto IV di Wittelsbach, Duca di Baviera, detto il saggio.

I due principi regnano congiuntamente sulle loro terre, ma la Baviera, in quegli anni, è attraversata da fortissime tensioni sociali che porteranno alla guerra dei contadini nel 1525, nata dal malcontento popolare, in una società fortemente stratificata che relegava i contadini all’ultimo gradino della gerarchia sociale.

I raccolti di grano sono stati scarsi negli ultimi anni ed è iniziata l’impennata del suo prezzo, con pesanti ricadute su quelli del pane e della birra. Ed è proprio per far fronte a questa situazione, per garantire l’approvvigionamento di grano e segale ai fornai, che viene varata una legge che limita l’utilizzo dei cereali per la produzione della birra al solo orzo maltato, creando – de facto – un vero e proprio disciplinare noto come editto della purezza.

Già dal 1100 diverse città e principati tedeschi avevano delle regolamentazioni sulla produzione della birra e la stessa Monaco ne aveva uno risalente al 1447. L’editto della purezza viene ratificato il 23 Aprile del 1516, durante un parlamento tenutosi ad Inglostadt, ed esteso a tutta la Baviera; in seguito quel regolamento locale (della sola Monaco prima e della Baviera poi) oltrepassa i confini del principato.

Il Reinheitsgebot tuttavia è abbastanza stringente ed obbliga ad utilizzare tre soli ingredienti nella produzione della birra: orzo maltato, luppolo, acqua. Non sono citati i lieviti, che verranno scoperti nell’ottocento da Pasteur. La legge cerca anche di mettere ordine nell’utilizzo dei conservanti: tale infatti era considerato il luppolo, più che un vero e proprio aromatizzante. Prima dell’editto della purezza si ricorreva ai più disparati intrugli di erbe per garantire la conservazione della birra. Inoltre la legge stabilisce anche il prezzo della birra tra 1 e 2 pfenning d’argento per litro.

A 500 anni di distanza si può affermare che una legge del genere ha avuto luci ed ombre: ha caratterizzato fortemente le birre prodotte in Baviera ed in Germania, dove fu reso obbligatorio sul territorio unificato a partire dal 1902,  ed oggi è un vanto (o un’azione di marketing) dichiarare che una birra aderisce ancora a quel disciplinare, anche se non più obbligatorio dal 1992. Fu sicuramente anche un’azione di protezionismo economico nei confronti dell’importazione di birre belghe o inglesi, tuttavia decretò la morte di alcuni stili birrai tedeschi; trattandosi di una legge limitata alla sola Baviera, ne fu – ad esempio – esclusa la Franconia, che svilupperà un proprio stile birraio.

Un paio di curiosità:
– il Reinheitsgebot fu adottato anche in Grecia all’inizio dell’800 essendo il re greco Ottone I di origini tedesche;
– sebbene non più obbligatorio dal 1992 (condizione necessaria per aderire alla UE) la legge tedesca sulla produzione di birra è denominata “provvisoria”, quasi come ad auspicare un ritorno, prima o poi, al vecchio editto.